Hanno la bocca e non parlano.
Hanno gli occhi e non veggono.
Hanno le orecchie e non sentono.
Hanno le mani e non toccano.
Hanno i piedi e non camminano.
Salmo 113
Carissimi amici,
in questa introduzione didattica, io ho messo insieme con ordine logico, il complesso delle definizioni, dei pareri, degli ammaestramenti che meglio possono giovare ad intendere tutto ciò che pubblicherò in questa antologia (1). (Vedi l’Avviamento alla scienza dei Magi già citato).
Riepilogando ho voluto ben dividere due cose di cui il volgo fa grande confusione:
- I fenomeni materiali pseudo-intelligenti che l’organismo umano (animo e perispirito) può produrre in determinate condizioni del sistema nervoso: cioè lo SPIRITISMO.
- La sapienza assoluta, universale, chiave di tutte le scienze che qualunque progresso umano non coglierà giammai in fallo – sapienza assoluta la quale ha la chiave di tutto ciò che è; che tende a sviluppare nell’uomo le facoltà divine, e lo mette in rapporto con le divinità, che non sono né spiriti di morti, né aborti della vita terrestre, né elementi della vita universale – cioè la MAGIA.
Per ragione di logica la MAGIA comprende lo Spiritismo, il Magnetismo, l’Astrologia, l’Alchimia e tutte le varietà note delle manifestazioni delle forze occulte nell’uomo e nella materia – però nel tempo stesso la MAGIA comprende una alta filosofia e una pratica filosofica occulta che avvia coloro che meglio l’intendono e sanno impadronirsene a lasciare il mondo dei fenomeni della materia ed entrare nel mondo dell’Unità divina; quel mondo che i liberi-muratori, le religioni simboliche, le filosofie antiche pongono all’apice di tutte le credenze rappresentate da segni di cui il volgo ha perduto la ragione intima.
In questa seconda parte, la MAGIA è divina sapienza , e il mago che l’ha raggiunta non appartiene più a questo mondo di sofferenze e di illusioni, e fino a che ragioni di altissimo arcano lo fanno camminare nel fango umano, il solo corpo fisico appartiene alla terra; il suo Io, la sua individualità intelligente vive in quel cielo di sublime verità che Dante e i neo-platonici del suo tempo accennavano nel simbolismo della Luce, preparando, invocando ed aspettando d’essere Dio.
Ma, voi, egregi curiosi, vi spaventate del paradosso.
Chiuso nella più serena e fredda contemplazione dell’universo, attraversando l’Oceano immenso o contemplando le stelle innumere del cielo, l’uomo di buon senso, il pensatore si ferma e domanda se non sia da pazzo aspirare alla unità divina. Il progresso, nell’evoluzione fatale, incessante, immensa di tutto ciò che è materia e spirito, trasforma e avvicina l’umanità (questi miliardi di insetti pensanti e filosofanti) alla podestà della forza creatrice di tutte le cose. L’onda umana, verminaia che si muta incessantemente nel fango, innanzi alla natura che non si commuove, che, seguendo le sue leggi, passa, ringiovanisce, si confonde, si fonde e sparisce nell’invisibile: l’invisibile che è il fomite di paura di tutte le creature sensibili e il fondamento di tutte le chiese e di tutti i tempi. Il pensatore domanda a se stesso se non valga l’utopia di sturare una bottiglia di vino generoso, e far sognare almeno di esser sovrano di una generazione di giganti.
Come si diventa dio? Frivola illusione! Tu, o uomo, che non sai, dopo diciannove secoli di eredità cristiana, comandare agli elementi e che la materia è più potente della sua volontà ardimentosa, tu vuoi diventar dio? E non sei pazzo o buffone, pigmeo presuntuoso innanzi all’opera immensa di un Dio-Forza, Unico Fattore e Unica Idea dell’infinito? Non sei ubriaco come il lanzo del medio-evo che ambiva il trono di Carlo V?
Tu che non conosci il calore, la luce, l’elettricità che pei fenomeni sensibili prodotti sulla materia; tu che non hai saputo porre il tuo corpo al sicuro dai malanni e dalla composizione della morte; tu che credi in una continua permanente illusione progressiva di trovare un rimedio ai tuoi morbi e alle tue epidemie, ricorrendo oggi ai microbi e ieri alla purificazione dell’aria; tu che non puoi impedire al mare di ingoiare i tuoi vascelli, al fulmine di colpirti, al dolore di lacerare le tue carni e alla concupiscenza di ricercare dovunque la voluttà, tu sogni di essere in alto, dio di queste miserie, sovrano di queste leggi che nessuno può violare e frangere? Tu che non sai, come Faust, pronunciare il fermati, o Sole! Sei bello! Tu che ti annoi di tutti i piaceri e che il perpetuo movimento e cangiamento delle cose abbaglia e seduce; tu di cui la vita è una ignoranza illuminata da lampi fugaci; tu che intravvedi e ti fermi e non afferri la verità che a traverso prismi ingannatori e mutevoli, tu puoi aspirare ad assiderti dio?
Così parla il buon senso comune: perciò la vita degli uomini ordinari, che limitano la loro pena a desiderare la tranquillità del pasto quotidiano e le gioie delle pantofole e del letto soffice, rappresenta la estati dell’umanità; perciò il Lombroso ha intuito che nella normalità dell’organismo umano la storia non segnerebbe né luminari della sapienza, né pazzi di genio: perciò il regno dei cieli non è fatto per i tranquilli vegetali dell’umanità passiva: perciò il candidato al mondo divino, l’aspirante mago non deve, ne può aridamente credere che la corrente del senso comune, che prende nelle sue spire l’umanità intera, sia corrente di verità.
Fuori quest’onda di tenebre ragionante, spunta la face del fulgido e bel Lucifero, albeggiando il giorno della verità, e annunzia al dubbioso che la luce è più in là del senso comune, tra la follia che ragiona e l’impossibile che si dilegua innanzi all’audacia.
- Stolto che sei! Gli elementi possono aver paura di te; Cristo calma la tempesta, S. Francesco di Paola veleggia sul suo mantello: se il primo il domma ti dice Figliuolo di Dio, il secondo fu figlio di uomini.
- Tu hai paura di sognare? Ma chi ti dice che il tuo sogno non cominci al momento in cui credi di ragionare e sentire che non illuderti?
- Tu non conosci la luce, il calore, l’elettricità perché hai paura di montare al regno delle cause prime, e sorprendere il mistero della generazione in grembo a Giove.
- Tu non sai comandare alla tua carne di fiorire, perché non sai essere che materia: e sei materia bruta quando materia ed elementi ti vincolano, e quando supponi che essere dio varrebbe violare e frangere le leggi della natura universale!
- Tu sei materia quando l’instabilità della natura umana ti fa paura e quando tremi innanzi all’ignoto.
Miei carissimi amici
Quel briccone di Lucifero conchiude così:
Tu, o donna, puoi diventare una dea e tu, uomo, un dio.
Fata e Mago, tutti due, che nell’ordine delle forze siete gli estremi positivo e negativo dell’umanità, avete già mangiato il bel pomo dell’albero eterno: v’hanno mandati via del paradiso? Se la volontà vostra non è debole come la vostra carne, guardandovi dalla spada fiammeggiante del cherubino, rientrate in possesso del vostro soggiorno.
A questo punto Lucifero dispare: resta il desiderio di diventare se non degli dei, almeno degli uomini ragionevoli nella ragione assolta, dominatori della carne e degli elementi, facitori di miracoli nella podestà della natura, imitatori dell’opera divina di cui la dottrina cristiana ci insegna di essere particelle; e punge il desiderio di arrivare.
Così, nell’«AVVIAMENTO ALLA SCIENZA DEI MAGI», io dirò come la donna possa aspirare a diventare Fata, come l’uomo a diventare Mago. Chi ne abbia la voglia e il coraggio, provi e riuscirà certamente.
Soprattutto, per riuscire, se cominciate ad intuire ricordatevi di TACERE.
Tratto da Kremmerz I Il Mondo Secreto edizione Universale di Roma anno 1951