La parola “Teurgia” ha radici greche, in essa si sposano due termini: theos ed ergon e cioè Divino e fare. Operare per mezzo del Divino” o “Fare, creare il Divino”.
Potrebbe esserci una grande differenza tra le due azzardate interpretazioni ma in effetti differenza non c’è l’una conduce all’altra e viceversa.
La Teurgia a differenza della Magia non opera a vantaggio personale ma per il bene del cosmo e dell’umanità.
Attraverso riti, con l’uso appropriato e sentito della preghiera e l’amplificazione e la concentrazione dei pentacoli ci si avvicina alle potenze del cielo.
Richiesta di purificazione per il mondo; purificazione che spesso equivale alla salute nella sfera materiale, ma che diviene ascenso e crescita in quella spirituale.
Ecco che creare Dei e Operare attraverso essi; le due opzioni: si fondono.
Si fa, si opera per tutti e l’elargizione ricade sul mondo intero aiutando chi lo desidera nella difficile ascesa alla RAZIO ETERNA operando con e come essa.
Il Teurgo opera per ricevere il dono della consapevolezza: nelle pratiche Teurgiche è indispensabile la conoscenza della Cabballah appunto “ricevere”.
L’antica saggezza ebraica ci indica il sentiero dell’ascendere attraverso le sue vie ed i suoi nodi, passo dopo passo sotto l’attenta guida di un maestro perché: “Il servizio dell’uomo nel mondo, fino all’ora della sua morte, è appunto quello di lottare volta a volta con le cose estranee e volta a volta imperniarle nella peculiarità del nome Divino”.
Il “Nome Divino” è ciò che la nostra anima deve afferrare, invocare ma più di tutto sentire. Il Teurgo non fa divinazione, non fa magia: l’uso della simbologia dei pentacoli e quella cabalistica è indispensabile, a chi è fatto di carne e possiede una mente che ritiene pensante, per distaccarsi dal mondo sensibile così come lo percepiamo e far si che la sua anima colga un respiro più ampio.
I Fratelli di Hermes
discepoli della scuola del Kremmerz