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Un omaggio al Maestro Giuliano Kremmerz

L’ERMETISMO

È difficile spiegare in due parole cosa sia l’Ermetismo, perché questo si manifesta ogni istante della vita con varie e molteplici facce, le quali ci permettono di avere esperienze che possiamo chiamare coincidenze pur non essendo queste tali.

Spesso viviamo cercando risposte a domande che hanno il solo compito di esorcizzare la paura e la morte, ma lo studio e la vita dell’ermetista tendono a conoscere i segreti della natura e della manifestazione ultima di questa vita: la Morte.

Il termine “ermetico” significa spesso ciò che è chiuso o sigillato, ma non nel nostro caso, a meno che “chiusura” o “sigillo” non vengano intesi in un modo diverso da quello ordinario.

Per prima cosa non dobbiamo mai dimenticare la terra dalla quale nasciamo e tutto il bagaglio di tradizioni e verità occulte che ci legano ad essa, non solo attraverso l’anagrafe ma anche spiritualmente e atavicamente.

Riguardo al nostro percorso, il termine “Ermete” significa il messaggero degli dei che fa la spola tra il cielo e la terra, tra l’olimpo (visto come Natura) e l’umanità. Non pensiate che Ermete, e con lui gli altri dèi dell’Olimpo, siano solo dei personaggi del mito; perché essi non sono altro che forze ed energie della Natura che prendevano forma umana per creare una realtà la quale, pur essendo superstiziosa, era più reale della condizione di vita del tempo in cui questi dèi venivano glorificati. Anche se la loro forma antropomorfa non esiste più, queste forze sono ancora presenti ed attive, e pronte ad aiutarci se contattate nel giusto modo.

Scopo dell’Ermetista è quello di contattare l’Ermete che è in noi e fuori di noi e attraverso i suoi insegnamenti, sotto forma di intuizioni e presagi, riconnettersi a quel mondo che ci permette il pieno ritorno alle condizioni originarie ove l’uomo era unito alla Natura e la sofferenza e la morte non esistevano.

“Mercurio o Ermete, ambasciatore tra le divinità e l’uomo, rappresenta il vero legame tra il finito e l’infinito, tra il mistero della Natura e la comprensione umana a cui l’Idea nuova arriva come un messaggio della intelligenza universale. La nostra scuola si chiama dal suo nome, come se portasse il discepolo in contatto delle forze divine dei cieli dove risiedono gli Dèi. Quindi niente di secreto, niente da nascondere” (Giuliano Kremmerz).

Amore, Umiltà, Fede e Volontà sono le qualità prime che il discepolo deve possedere per affrontare la salita e per approdare, dopo una dura lotta con se stesso, alla meta. Nell’invisibile si celano molte risposte ma anche molte insidie.

Molti pensano che iniziare (Initio>Iniziare>Iniziazione) e seguire il percorso Ermetico richieda lo stesso impegno che si applica nelle famose sedute spiritiche o alle riunioni New Age, dove tra una invocazione e l’altra si mangia e si beve e si parla del proprio lavoro… ma non è così. Non solo bisogna attingere alle virtù sopra indicate, ma anche iniziare a liberarsi dalle illusioni e dalle aspettative che abbiamo nei confronti degli altri e di noi stessi; come dice il Kremmerz nella sua Opera, prima di arrivare in cima l’unica cosa che dobbiamo aspettarci non sono i miracoli e le grazie, ma la capacità di vedere la vita e l’essere umano con tutti i suoi aspetti, soprattutto i più crudi, quelli che ci hanno insegnato a giudicare e a rifiutare come qualcosa di negativo.

Il vero dono del Cammino, sembra strano, è quello di vedere la vita nuda e cruda come essa è, distruggendo ogni falsa speranza e visione che ogni giorno mettiamo innanzi a noi per accettarla e viverla; solo quando riusciremo ad accettare la vita così com’è senza volerla cambiare per non vivere cose che non rispondono alle nostre aspettative, solo allora saremo rientrati nel flusso, pronti a vivere realmente.

Più vedi e vivi la vita così com’è più sei vicino al maestro interiore che ti guiderà alla piena reintegrazione di te stesso.

Il compito primo sul percorso è quello di reintegrare, attraverso i riti e le purificazioni, lo stato di purità in cui eravamo all’inizio del tempo, quando bene e male non esistevano ancora come parole o aspetti morali; il lavoro di base è quello di conoscere noi stessi riportando alla luce ciò che viene chiamato “ombra”, che è in noi e aspetta di reintegrarsi con noi dal tempo in cui l’uomo ha relegato al proprio interno una parte di se stesso, per poter far parte della Comunità (Società), e ha rinunciato a comunicare con il Divino che è in lui, per non sembrare strano e rimanere solo.

Solo attraverso il potere della Volontà e dell’Amore ci è possibile riportare alla propria interezza noi stessi e la nostra coscienza. Per ora siamo esseri che vedono senza occhi e ascoltano senza orecchie, e questo perché viviamo qualsiasi cosa nell’illusione che ciò che vediamo e sentiamo sia vero e non solo il frutto dell’educazione che ci viene data.

Lo scopo delle nostre vite consiste nel portare la Volontà a un tale grado di perfezione, di forza e di saggezza da consentirci grazie al divino risvegliato in noi di non essere i balocchi del cosiddetto destino, ma di trarre il massimo risultato positivo anche dalle cosiddette disgrazie e di vivere una esistenza sempre in equilibrio e in serenità, e soprattutto con un atteggiamento di umiltà e di ringraziamento per ciò che abbiamo e viviamo.

Non importa alla fine quanti obiettivi riusciamo a realizzare attraverso le nostre rituarie e purificazioni; la cosa importante è il lavoro in se stessi, che diventa fonte di continuo confronto e contatto con la Vita e perciò con Dio.

La fonte della Vita e della nostra crescita è data dalla ricerca di un amore talmente incondizionato da farci toccare il cielo con il nostro cuore.

Già ci avviciniamo a ciò quando applichiamo l’Amore ermetico, che non è un sentimento come l’amore che lega la maggior parte delle persone attraverso simpatie e antipatie, ma quel sentimento che dobbiamo imparare per guardare le azioni degli altri dal loro punto di vista e per comprendere le loro tentazioni e le loro paure, e tenerne conto.

Perciò definirei l’Amore ermetico come la capacità di comprendere le motivazioni di un’altra persona e le sue debolezze, e di ricordare che generalmente chi è infelice fa il male e chi fa il male è infelice.

Non dobbiamo mai temere il debole o l’oppresso, perché spesso un crimine o una falsità nasconde la paura per il nostro simile e la divisione dei popoli.

Nel praticare l’Amore ermetico ricordatevi sempre che la vittoria più grande l’avrete quando vincerete la gelosia, quella stessa gelosia che la tradizione ha mascherato da fedeltà; un saggio della quale abbiamo nei deliri e nelle minacce di una persona che vede infrangersi il suo monopolio sull’affetto di un’altra persona, quando si vede che il posto che ci rendeva necessari e utili l’ha preso un’altra persona e che il nostro compito è finito, facendoci sentire vuoti, inutili e usati. Tutto ciò per chi fa il nostro percorso sarà solo un passaggio iniziale, perché, giorno dopo giorno, comprenderemo sempre di più che il principio supremo in noi è la Luce divina, e che essa circola anche negli altri.

Può darsi che il veicolo ci sia sgradito o che la personalità di qualcuno ci sia antipatica, ma egualmente in entrambi vi è quella luce che, seppur latente, ci accomuna tutti e ci rende fratelli.

Ogni individuo deve arrivare alla propria luce a modo suo, e ciò che possiamo fare è aiutare i nostri fratelli a ritrovare quella via in loro.

Questo è il nostro dovere verso il prossimo, il nostro dovere verso Dio, il nostro dovere verso noi stessi; perché Dio è identico al nostro Genio Superiore e si manifesta in una volontà forte, saggia e liberata dal dominio del cieco istinto.

L’amore che fa parte dei quattro elementi citati sopra è anche quello che li contiene tutti. Allora perché parlare di quattro elementi anziché di uno solo?

Semplicemente perché il percorso richiede che si sviluppino vari aspetti dell’Amore e non che l’amore venga vissuto come un concetto astratto. Ognuno di noi può vivere la parola Amore creando in sé i più bei filosofismi di questo mondo; ma la verità è che l’Amore che porta al risveglio di se stessi è un Amore attivo e tangibile e non una forma di pensiero o di emozione eterea.

L’energia dell’Amore è manifestativa e crea nel mondo e nelle persone effetti tangibili e reali che fanno sì che la vita venga vissuta in maniera più reale e viva; parlando rispettivamente della volontà, dell’umiltà e della fede, vedremo come questi nascono, si muovono e si riuniscono, creando quell’unica essenza vivente e tangibile che è l’Amore.

LA VOLONTÀ

Spesso parliamo di volontà come di uno sforzo continuo e spasmodico verso una meta che ci può apparire complessa o lontana, o entrambe le cose; ma la verità è che l’unico modo per poter applicare la volontà nel giusto modo è quello di avere, non uno spasimo infinito per l’obiettivo che vogliamo raggiungere, ma un desiderio di creazione che parte dalla nostra anima creativa.

Attraverso una continua proiezione del nostro sentimento per il progetto da realizzare, abbiamo sempre la possibilità di arrivare a vivere la volontà come amore per il potere creativo, che ci porta a realizzare i nostri sogni o progetti in un ambito di amore che ci inserisce in un’onda di vita che glorifica la divinità in noi, attraverso l’uso dell’energia creatrice che viene oggettivata nel mondo attraverso le nostre opere. Creare un’opera o dare alla luce un bambino, per il potere creativo non è differente, perché esso dà sempre forma ad un’idea di vita che deve diventare reale nel mondo.

Ciò è realizzabile solo attraverso l’Amore che scorre in ogni parte dell’universo e che consente a noi di poter usare la stessa energia che il divino usa per creare. Tra la volontà divina e quella umana c’è tuttavia una differenza: la prima crea per il bene di tutti mentre la seconda lavora solo per se stessa, anche quando grida ai quattro venti di volere il bene comune.

La volontà si muove di pari passo con la voglia di creare nuove cose nella vita quotidiana; ma questa creazione non sempre è possibile perché siamo bloccati dalle nostre paure, da un mero istinto di sopravvivenza, i quali, una volta creata la nostra nicchia quotidiana, ci portano ad usare la volontà solo per mantenere quei privilegi o possessi materiali o affettivi che ci tengono al riparo dalla paura della vita.

Tutto questo porta la nostra volontà ad essere niente più di una ancora a cui attaccarsi per mantenere una illusione di benessere, e non il motore o la forza propulsiva che ci permette di conoscere la vita e di farne esperienza, di superare gli ostacoli e renderci più consapevoli della Creazione, perché ci siamo permessi di uscire dal nostro guscio per vedere veramente come la Creazione vive e si muove. Usiamo la volontà per tenerci ancorati e non per crescere e conoscere la Vita; la releghiamo a punti di forza fermi che danno solo la sicurezza effimera di una stabilità e affermazione dei propri privilegi materiali e sociali.

L’UMILTÀ

Che posso dirvi dell’umiltà? Nei secoli questa parola è stata usata con tutte le motivazioni possibili e immaginabili, tranne quella giusta.

Spesso il termine “umiltà” viene usato per mantenere la gente debole e ignorante; si tende ad identificare “umiltà” e “semplicità”, ma per “semplicità” non si intende la semplicità dell’animo, ma l’ignoranza accademica ed esistenziale.

Per secoli la Chiesa ha chiesto a tutti l’umiltà nel percorso cattolico, e il frutto di ciò sono state le persone fataliste, incapaci di prendersi la responsabilità della loro esistenza, perché educate a seguire il fatalismo; persone che non decidono mai della loro vita ma la subiscono nel nome di Dio.

La parola “umiltà” è stata usata per controllare la gente e impedirgli di avere idee proprie, che costituivano una minaccia al potere dei pochi.

Ora i tempi sono maturi per vivere il vero concetto di “umiltà”, secondo quello che lo Spirito suggerisce.

L’umiltà consiste nella continua apertura che fa imparare cose nuove dalla vita, nel mettersi sempre nell’ottica di non sapere nulla e che non si finisce mai di imparare. Lo dico soprattutto per le persone che sono in un percorso di risveglio o che vogliono farlo. L’umiltà per voi, come per me, deve essere la visione di uno stato di stupore continuo dove la certezza di non sapere tutto porta alla semplicità interiore di rimanere aperti, per avere sempre maggiore conoscenza della vita e del divino nelle sue manifestazioni. Ricordate che prima e al di là delle regole vi è lo Spirito. Esso risponde e si manifesta nelle persone che sono alla continua ricerca della vita e non sono mai sazie di ciò che trovano, perché la misura della loro apertura e comprensione della vita è che più comprendi e meglio vivi la tua esistenza, nella piena consapevolezza di te.

L’umiltà deve essere vissuta come un continuo sentire il proprio bisogno di vivere, alimentato dalla certezza che la vita, in qualunque istante, ti dà ciò di cui hai bisogno; senza quindi amareggiarti o soffrire se non hai sempre quello che vuoi. L’umile è aperto alla conoscenza del divino e della vita, e perciò di se stesso; e capisce che la semplicità della vita e i frutti che la rendono gioiosa sono dati dalle piccole cose quotidiane e non dai grandi possedimenti materiali a cui noi tutti ambiamo e che alla fine non rendono felici. Bisogna ricordare che la felicità si trova sempre in ciò che sentiamo e non in quello che possediamo.

LA FEDE

“La fede è un atto di fiducia che l’uomo fa verso il divino”. Bella frase, non vi sembra? Credere senza avere le prove è il passo di fede più grande che l’uomo può fare; ma solo perché nessuno ha mai insegnato che il divino è presente in ogni istante, e quando non si vede è perché non si hanno gli occhi per vederlo. Il percorso che gli aspiranti all’ermetismo si accingono a fare è la sola via per avere occhi atti a vedere ciò che la fede fa solo sperare.

Per molto tempo la fede è stata usata per non dare risposte e mantenere debole l’animo della gente; ma la fede deve invece rendere l’animo forte, perché è l’unica luce che porta dentro di noi la sicurezza cullata da un sentimento d’Amore, che ci fa veramente credere ed essere certi che quando il nostro tempo sarà finito troveremo un nuovo mondo ad aspettarci.

Un amico una volta mi disse: “Voglio cambiare! Non voglio credere che le cose non possano cambiare”. Questa frase appartiene a una persona che nella propria vita ha fatto del male a molte persone, ma poi, nel percorso di risveglio da lui intrapreso, ha trovato una nuova luce che sentiva lo avrebbe portato in quel mondo che tutti noi sogniamo e nel quale non sarebbe stato giudicato per i suoi peccati ma per le sue buone azioni e per la sua redenzione (ricordate il figliol prodigo?).

Per la propria fede si può anche morire se essa è basata sull’Amore, niente è più grande del sacrificio di se stessi per l’altro, quando c’è l’amore che guida e soprattutto quando vedi, senti e sai che colui per il quale ti sacrifichi, avendo in sé la tua stessa luce, sei sempre tu. Se abbiamo questa consapevolezza non moriremo mai veramente, perché la luce del divino ci rende tutti un’unica persona e un unico spirito, e anche se il nostro corpo si dissolve, la luce in esso è eterna e verrà condivisa con le altre persone che continueranno a calpestare il suolo di questa terra e porteranno, anche se inconsapevolmente, i nostri pensieri e le nostre speranze; un giorno questi pensieri e queste speranze diverranno uno nella fede dell’uomo, e la vita risplenderà unica, e ogni cuore saprà ciò che è negli altri e non vi sarà più sofferenza.

Riunendo la volontà, l’umiltà e la fede, arriviamo a quell’Amore assoluto che ci permette di vedere il Paradiso in Terra e di avere la comprensione che la Vita non è solo un evento biologico ma una manifestazione divina che si manifesta col solo scopo di dare la vita e di glorificare quest’ultima, affinché ogni anima e ogni essere umano vi trovi il proprio scopo, essendo il bene e facendo il bene. Affinché l’amore sia espresso in ogni atto e la sofferenza venga trasformata, per mezzo dell’esperienza, in una prova attraverso la quale troviamo l’Amore, anche nei momenti più duri la divinità si muove per farci capire e amare qualsiasi avvenimento e insegnarci che niente viene creato per la sofferenza. Nulla deve farci pensare che il divino sia distante. Esso è presente qui anche ora.

Per questo infine vi dico: anche se ci sono giorni in cui fare i riti e le purificazioni lo sentite come un peso, perché va a sommarsi al resto della vostra vita quotidiana, fateli ugualmente, fateli semplicemente, fateli con il cuore; perché incontrare Dio ogni giorno è importante e, anche quando andrete incontro a Dio senza gioia nel cuore, perché affranti dai vostri problemi, sarete comunque i benvenuti.

Cercate sempre di lavorare bene e quando non ci riuscite, se avete scelto di essere davanti a Dio piuttosto che altrove, farà lo stesso. Dio vi ama per ciò che siete, non per ciò che date. Questo percorso lo sceglie chi vuole conoscere la Vita e non teme i suoi aspetti più sconosciuti. La divinità che si esprime attraverso esso è l’Amore che Dio ha per noi in ogni momento e non un premio per il più bravo.

Ricordate che il premio viene dato a chi arriva e non a chi arriva per primo; quindi percorrete la via con calma e con impegno, e vi sarà dato secondo le vostre opere e i vostri sentimenti.

Renato de Angelis

Il Maestro della Scuola

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